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Pur essendo nel tempo gemmate nuove forme di membership di diversa natura - legate, più che altro, all'accesso degli stranieri residenti in Italia a un'ampia congerie di diritti - il volume mette fuoco l'istituto della cittadinanza statale formale sul piano dogmatico, ovvero con riferimento all'ordinamento italiano. In particolare, dall'analisi delle disposizioni e della giurisprudenza costituzionali, nonché del diritto internazionale ed al diritto dell'Unione Europea, emerge un quadro di limiti e di fini che vincolano le scelte legislative in materia di criteri di acquisto e di perdita della cittadinanza, confermando dunque l'idea centrale dell'opera secondo cui, in uno Stato costituzionale liberal-democratico e personalista, tali scelte non possono essere collocate al di fuori del cono d'ombra del costituzionalismo. Segnatamente, poi, i risvolti del fondamento lavoristico della Repubblica italiana consentono di individuare, attraverso un'interpretazione che riannoda il lavoro alla struttura democratica dello Stato italiano, un concetto sostanziale di cittadino, che impone una ri-conformazione degli attuali criteri di acquisto dello status civitatis.